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Varanasi baby

Seconda parte:

Dopo il “coma etilico” da colori si ritorna al senso di ubriacatura standard dell’India. Nonostante l’Holi sia terminato sono sempre le tinte vivaci e brillanti a farla da padrone.

Per tutta la nostra permanenza abbiamo continuato a passeggiare tra: ciotole ricolme di “kumkum” (polveri colorate), che vengono normalmente usate per farsi il “bindi” (linea o puntino sulla fronte), varietà di frutta e verdura esposte ordinatamente sulle stuoie, donne abilmente avvolte in sgargianti “Saree” (abito tradizionale indiano che consiste in un lungo pezzo di stoffa di svariati colori e dalle splendide rifiniture), ghirlande di fiori arancioni, gialle e fucsia vendute in ogni più remoto angolino, bancarelle traboccanti di dolciumi arricchiti con foglie dorate o argentate e molto altro ancora…

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Impossibile per noi occidentali non rimanere storditi dal frastuono che riecheggia costantemente nell’aria; clacson, motori rombanti di motociclette e tuk tuk, scampanellii di scomodissimi risciò, trombe da stadio, muggiti, tonfi metallici di scimmie in costante movimento sui tetti, urla dei venditori ambulanti, tintinii di cavigliere argentate e semplice chiacchiericcio della miriade di persone che ti circondano contribuiscono a creare l’atmosfera inimitabile di Varanasi.

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Perdersi tra i suoi labirintici vicoli (chiamati Gali) e bighellonare lungo i ghat sono le esperienze più affascinanti che potrete fare. Solo così ci si può realmente immergere in una realtà tanto sconosciuta (almeno per noi), partecipare e osservare l’intensa vita che riempie questa sacra città. Vedrete donne che si lavano gli abiti nel Ganga e poi li lasciano asciugare stesi lungo le sue sponde, ragazzi che giocano a cricket, all’alba e al tramonto troverete uomini che vi lasceranno a bocca aperta con la loro abilità nella pratica dello yoga, acquisterete stuzzicanti snack dai venditori ambulanti, vi lascerete avvolgere dal profumo dolciastro di latte e zucchero caramellato cucinato in ribollenti pentoloni per produrre dolcissimi e imperdibili biscottini, vi lascerete stuzzicare dal fragrante odore dei Naan, verrete tentati dall’acquisto di ciondoli d’argento in ogni bancarella, esaminerete ogni spezia a voi sconoscita, se sarete bravi a cercare troverete 2 ristoranti che 3/4 volte a settimana servono la cena gratis anche ai turisti, scorgerete persone portarsi via taniche di Ganga, assisterete al panico generale ed alla distruzione di bar e negozi causati dallo scontro di tori inferociti che poco prima passeggiavano al vostro fianco, rischierete di essere urtati da motociclette che sfrecciano a tutta velocità tra le strettissime viuzze, vi domanderete che cosa c’è sapientemente riposto all’interno di quella lucidissima foglia verde primavera (chiamata Paan) che tutti masticano e poi sputano, adocchierete famiglie con bambine piccolissime già di nero truccate e “imbellettate” con cavigliere e orecchini, vi unirete ad interminabili code di persone scalze e appena rasate con in mano sciarpe dorate, bicchieri pieni di latte e fiori che aspettano il proprio turno per poter riporre il loro dono in uno dei tanti templi di questa città sacra, sarete insistentemente invitati ad accomodarvi nei classici negozi che al posto del pavimento hanno comodissimi materassi (quindi non siate scortesi e entrate senza scarpe), assisterete a particolari cortei funebri farsi spazio tra i vicoli per poi dirigersi verso il Manikarnika o l’Harishchandra Ghat, osserverete le rituali abluzioni e molto altro… non so cosa proverete ma sicuramente non rimarrete indifferenti… L’energia di questo posto non può lasciare indifferenti… Tanta gente, tante religioni, tante culture che riescono pacificamente a convivere, non a caso veniva chiamata Kashi, città della vita.

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Noi, per non farci mancare nulla, usciti dalla città vecchia ci siamo fatti scarrozzare da un risciò in lungo ed in largo. E’ molto difficile restare insensibili di fronte alla fatica che fanno questi uomini per portarvi a destinazione, ma loro cercheranno in tutti i modi di mettervi a vostro agio perchè in fondo è il loro mestiere, solo che noi non siamo abituati. Rimane comunque un’esperienza da provare: l’imbottigliamento nel traffico è garantito ma il bello sta proprio in quello.

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Una mattina siamo riusciti a svegliarci prima dell’alba, abbiamo ceduto alla tenace insistenza dei barcaioli e abbiamo assistito alla nascita del sole scivolando sulle placide acque del Ganga (2 persone 150 rupie). Ci siamo fatti lasciare sulla sponda opposta dei Ghat e abbiamo passeggiato per 3 ore tra la spiaggia, i paesini circostanti ed i campi coltivati fino a giungere al Ramnagar Fort museo, un bellissimo, fatiscente palazzo che si affaccia sull’acqua (purtroppo le mostre al suo interno erano decisamente prive di attrattiva). Percorrendo un ponte galleggiante siamo ritornati sull’altra sponda e rincasando ci siamo fermati a curiosare il Durga Temple, il tempio delle scimmie. Sarà stato che era l’una ed il sole picchiava parecchio ma noi di primati non ne abbiamo visto uno.

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In un piccolo angolino nascosto tra i Gali si trova il “Blu Lassi” che prepara una vera e deliziosa specialità indiana. Il “Lassi” è lo yogurt colato che viene lavorato con lo zucchero in una specie di alto mortaio o di metallo o di legno, con l’aggiunta in seguito di vari possibili ingredienti: zafferano e anacardi, banana e cioccolato, macedonia di frutta, zenzero e miele e addirittura sale e masala (mix di spezie). Questa fresca prelibatezza viene servita in contenitori di coccio che, una volta terminato il contenuto, i dipendenti stessi ti invitano a spaccare con violenza in un buco appositamente creato. Essendo turistico il posto ha prezzi adeguati alla clientela che variano tra le 30 e le 100 rupie, ma gli ingredienti usati sono più vari e le quantità quasi triplicate rispetto ai lassi che vendono i negozi più local.

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…E al tramonto arriva l’incanto…

Ogni lodge o casa possiede una terrazza sul tetto e quando il vento comincia a rinfrescare la città gli aquiloni si alzano in cielo ed iniziano a danzare sempre più in alto. Se ne vedono a centinaia. Sono fatti di carta e legati a fili poco resistenti, quindi oltre al gioco stesso di farli volteggiare c’è anche quello di vederseli arrivare o trovarseli casualmente sul tetto. Così si vince un nuovo aquilone.

Non potevo perdermi l’occasione di provare, così ne abbiamo comprati 4 e li abbiamo regalati al bellissimo ragazzino che vive e lavora nel lodge dove soggiorniamo. Lui è un vero maestro in questo “sport” ed è incantevole vederlo all’opera. Così mi sono fatta coraggio e anche io ho avuto il mio momento di g….. gran disastro! Che vergogna, mi ha passato il filo ed in neanche 3 secondi l’aquilone ha cominciato a cadere in picchiata. E’ già stato un miracolo non averlo perso.

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Dopo la mia vergognosa performance decidiamo di abbandonare la sacra Varanasi, che nonostante gli assillanti procacciatori di turisti, il caos, l’intenso odore, l’incessante rumore e le mille strette di mano sudatticce rimarrà nella nostra memoria come un meraviglioso e coinvolgente cancello di partenza per cominciare la scoperta della potente India.

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2 Comments

  1. Ragazzi che intanto! Ci sono stata tanti anni fa a Varanasi ed è stata un’emozione unica :-)!
    Di aquiloni ne ricordo tantissimi :-)

    1. Immagino che sarà cambiata da allora… ma essendo vera India magari, sotto certi aspetti non così tanto. Es:la miriade di aquiloni.

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