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Crash da viaggio

“Non è possibile, no no no non può essere successo”.

Corro veloce, ho quasi le lacrime agli occhi.

“Non posso essere stato così coglione. Magari è ancora là.

DEVE essere ancora là. Ti prego fa che sia ancora là”

Sbatto contro due cinesi ma nemmeno mi volto, sono angosciato, riesco a pensare solo all’ultima volta che l’ho vista, era solo un attimo fa, o no?

Cazzo era lì vicino a me, davanti alla torre del tamburo, ma come posso averla persa, non posso averla lasciata indietro, in mezzo a tutta questa gente…

Arrivo sul posto come al rallentatore, le mani nei capelli.

Merda era qui, non posso crederci, non c’è più.

Giro su me stesso e disperato mi affloscio piano come un palloncino bucato.

Arriva anche Sara subito dietro di me.

Col fiato rotto “Allora?” mi chiede.

“Allora niente, non c’è, non c’è!”

“Ma sei sicuro, hai guardato bene?”

“Ma sì, sono sicuro, mi ricordo benissimo” le urlo.

Sono sconvolto, non riesco a rassegnarmi, sembra impossibile ma è così:

ho perso la macchina fotografica, ‘fanculo.

Naturalmente nel negozio di souvenir vicino al muretto dove l’avevo appoggiata nessuno aveva lasciato nulla, figurati.

Ma è stato proprio un momento di angoscia e panico.

Come quando ti accorgi che hai fatto una di quelle cazzate che eri sicuro non avresti mai potuto fare. Subito dopo ci stavamo abbracciando e Sara mi consolava riportandomi alla realtà: “Mi dispiace tanto”, carezza, “ma non preoccuparti, non è niente, è solo una macchina fotografica, ne compriamo un’altra Anto…”, carezza.

“Sì ma tutti gli originali sulla scheda, e poi dove la troviamo un’altra, e quale? Abbiamo ancora tutta la Cina da fare…”

“Ma non importa, la troveremo un’altra macchina fotografica a Pechino, no?”, abbraccio, bacio. Dovevo sembrare proprio fuori di me. Aveva ragione, eravamo ancora insieme, stavamo bene, ancora in Viaggio, solo quello contava, non era cambiato nulla, avremmo risolto. Infatti poi abbiamo trovato un’altra macchina, ed abbiamo pure fatto un affare. Ma allora perché mai una reazione così esagerata, ma soprattutto come avevo fatto a dimenticare la mia macchina fotografica su un muretto come se niente fosse? Ero vittima del Crash: il Crash da viaggio.

L’ho soprannominato così ripensandoci bene qualche giorno dopo, perchè in effetti si tratta di una specie di crollo psicologico, certo di lievissima entità, ma comunque di un crollo.

Viaggiando in autonomia come facciamo noi, cercando di risparmiare il più possibile sul budget, spesso in paesi con idiomi sconosciuti e per lunghi periodi di tempo, la testa non smette mai di macinare informazioni su valute, prezzi, orari, stazioni, destinazioni, sistemazioni, fusi orari, modi per riuscire a comunicare, decisioni da prendere, cambi di programma, bagagli, problemi burocratici, imprevisti vari e… ad un certo punto dice basta, va in tilt, sovraccarico, overload, arresto del sistema.

Allora può capitare di doverti mettere una maglia, toglierti zaino e macchina fotografica, rivestirti, rimetterti lo zaino e andare. Ciao digitale, e tanti auguri al fortunato che la troverà, con custodia e batteria di riserva omaggio.

“Travelling is a full-time job” ci ripetevano sorridendo Gary e Monika, la coppia californiana di turtleexpedition.com conosciuta in Mongolia. Una settimana dopo l’altra mi sono reso conto di quanto fosse vero: a parte la stanchezza fisica per le levatacce, gli spostamenti a piedi, lo zaino, i lunghi viaggi, è proprio la testa che dopo un tot ha bisogno di un break.

E’ importante col tempo imparare a capire quando quel momento si avvicina e rallentare il ritmo, consapevoli che è impossibile fare e vedere tutto ma soprattutto che è inutile farlo sotto stress, e permettersi di vivere la quotidianità del posto azzerando l’affanno e rigenerandosi.

Sapere che per qualche giorno non dovrai disfare e rifare lo zaino, spostarti, cercare una nuova sistemazione, un altro terminal, un’altra stazione, che tornerai a dormire in un luogo conosciuto ti lascia spazio per concentrarti sulle persone, sulle relazioni, sullo scambio di immagini e sensazioni.

Può sembrare paradossale ma a volte fermarsi non è la negazione del Viaggio ma al contrario è comprenderne l’essenza più profonda, indispensabile per ripartire ancora una volta.

4 Comments

  1. Mentre leggevo ho avuto l’impulso di abbracciarti d consolarti ,davvero era solo una macchina fotografica,ma in quel momento credo che tu abbia pensato di aver perso i tuoi occhi Beno male che il tempo ci insegna a dare la giusta importanza alle cose,un nuovo paio di occhiali!!

  2. Ciao ragazzi, vi scopriamo solo ora, che peccato. Abbiamo scritto un altro articolo su Pokhara, ma non ce l’ha inserito, speriamo questo vada a buon fine. Abbiamo letto l’articolo e ti capiamo, a noi è capitato di perdere tutte le foto del viaggio in Vietnam e non ti dico che disperazione una volta a casa. Imbocca al lupo per i vostri viaggi!!

    1. anche se ci avete scoperto solo adesso saremo in viaggio ancora per un bel po’quindi non c’è problema, benvenuti! Non si vedeva il commento perché dovevamo ancora approvarlo. A presto!

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