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Bangkok, i suoi mercati e la borsa dei mango!

La Thailandia è il sogno nel cassetto per molti, il paradiso nel nostro immaginario e poi… c’è Bangkok: la “zuppa calda” del sud-est asiatico. Molti sfruttano solo l’economico aeroporto ma commettono un errore. Le opportunità che si possono cogliere in questa città sono infinite. Non basterebbe un mese per curiosare e cercare di capire quest’affascinante metropoli ricca di cultura, arte, vita notturna e gran buon cibo. Un mix di modernità e “povertà” che la rende accessibile a tutte le tasche. Grattaccieli all’ultimo grido con accanto catapecchie che chiedono pietà, locali che neanche i quartieri piu “cool” di Manhattan possono permettersi adiacenti a bancarelle che non possiedono neanche l’acqua corrente.

Passeggiare per le strade di Bangkok è una vera esperienza formativa.

Straordinariamente la prima cosa che mi ha colpito è stato il traffico. Ma non tanto per gli ingorghi o per lo smog (anche perché arriviamo dall’India) quanto per la quantità di mezzi di trasporto presenti; credo che non esista città al mondo con una varietà così elevata.

Sfreccieranno accanto a voi taxi, Limousine, Ferrari, Porche, moto di ogni cilindrata, motorini classici o adibiti a “bancarella/ristorantino”, taxi-scooter, tuk-tuk, biciclette, monopattini, moderni autobus privati o scassoni pubblici, sotto i vostri piedi passerà la metropolitana, sopra la vostra testa lo skytrain e sui canali scorgerete barconi adibiti a bus. Gli ultimi 2 mezzi sono quelli che ho apprezzato di più, lo skytrainper la sua rapidità e perché ti permette di vedere buona parte della città, i barconi perché ti danno la possibilità di osservare la metropoli da un punto di vista diverso e perché li trovo davvero divertenti da prendere (ma le informazioni dettagliate sui mezzi di trasporto ve le scriverò in un articolo a parte).

L’odore è un’altra delle cose che mi ha colpito. Nonostante ci siano fogne a cielo aperto, lo smog sia onnipresente, i canali ed il fiume non sembrino esattamente puliti, il profumo del cibo sovrasta tutto. Pentole che ribollono in ogni angolo della strada, succulente anatre e costine di maiale glassate appese ad ogni bancarella, croccanti e dorate cosce di pollo fritte, fumanti barbeque di spiedini inzuppati in salsa di noccioline, vellutato latte di cocco appena spremuto, dolce aroma di liquirizia dello zucchero di palma, pungente pasta di gamberetti e fragranza tropicale del carissimo mango. Si, proprio così, con mia grande delusione scopriamo che qui il mango è caro ed è soggetto ad oscillazzioni di prezzo incredibili, da 150 Bhat (3,70 euro) fino a 350 Bath al kg (8,70 euro). Una cifra folle per noi, dato che in India lo pagavamo 50 Rupie al kg (0,65 euro). C’è da dire che qui ci sono diverse varietà e dimensioni, alcuni possono superare il kg di peso.

 

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(Pentoloni per le strade di Bangkok)

 

Ma ad un certo punto il mio “nasone” ha percepito un’essenza molto complessa e del tutto sconosciuta, potrei definirla quasi un olezzo. Era il Durian che aveva catturato così la mia attenzione: un frutto verde e spinoso all’esterno, giallo e con grandi spicchi all’interno, come aspetto ricorda vagamente un accattivante Jackfruit. È definito, per eccellenza, la peggior puzza di tutto il sud-est asiatico, quindi è vietato portarlo sui mezzi di trasporto, negli alberghi, nei negozi, praticamente è bandito da qualsiasi luogo chiuso, ci sono cartelli sparsi per tutta la città con il simbolo del frutto e una barra sopra. Questa cosa mi ha fatto davvero sorridere. Noi l’abbiamo soprannominato il frutto puzzone. La cosa incredibile è che la gente ne va pazza, come biasimarli, il sapore è eccezionale, tropicale, dolce e piccante, la consistenza è cremosa. Viene mangiato al naturale o sfruttato per le preparazioni di creme, condimenti, salse e dolci. Anche i semi una volta lessati, fritti o torrefatti diventano commestibili. È uno di quei cibi che non si può non assaggiare, quindi molletta sul naso e dateci dentro.

 

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(Durian già tagliato e prezzato, sul retro si vede il frutto nella sua interezza)

 

Lasciate perdere i ristoranti, lo street food è eccezionale ed onnipresente (tranne il lunedì) qui a Bangkok, nonostante il continuo smantellamento di tanti food market. La qualità del cibo è ottima anche se la pulizia lascia sempre a desiderare (ma quello da maggiore sapidità…). Perdersi in tour culinari, sorseggiando il tuo sacchetto pieno di tè freddo Thailandese, è una delizia per il palato ma soprattutto una scoperta di accostamenti spesso estremi ma ben riusciti.

 

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(Tè freddo Thai in 2 versioni: al naturale e, la preferita dai locali, con il latte condensato)

 

Il mercato che ho preferito, anche perché vicino a casa, è stato il “Sukhumvit 38″ (fermata skytrain: Thong Lo), ma purtroppo ci hanno informato che l’avrebbero chiuso entro la fine dell’anno.

Poi c’è il “Ou Nut Market”, un mercato serale con rivendita di cibo, vestiti, frutta e verdura arricchito da musica dal vivo.

Quello di Chinatown, chiamato in Thai “Yaowarat”, lo consiglio (MRT fino alla stazione Lamphong, e poi 10 min a piedi). Anche se a primo impatto sembrerà tanto turistico e con sapori adattati alle esigenze occidentali non è tutto così, lasciatevi guidare dal vostro naso, entrate in vie meno affollate, curiosate , la quantità di bancarelle vi permetterà di sperimentare un po’ di tutto (pesce, molluschi, insetti, insalate, zuppe, ravioli, mango sticky rice ecc..).

 

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(Bancarella d’insetti fritti)

 

Altri mercati che vi consentiranno di assaggiare prelibatezze locali sono il “Ratchawat Market” e il “Sriyan Market” (Skytrain fino al Victory Monument poi bus n.14 che ti porta direttamente al mercato), meno caotici, con cibo ricercato e di ottima qualità; il “Charoen Krung” e il “Bangrak” (Skytrain fino alla stazione di Taksin Saphan) sono mercati che vi sazieranno con gran soddisfazione e sono ottimi anche per i vegetariani; resta imperdibile la zona di “Talat Phlu” (Skytrain fermata Talat Phlu) dove si trovano le bancarelle più premiate di tutta la Thailandia e poi che dire: tanta gente vuol dire tanto cibo, quindi dateci sotto.

Arrivata a questo punto non posso non citare il “Chatuchak Market”, il mercato coperto più famoso di tutto il paese (forse di tutto il sud-est asiatico), aperto solo il venerdì (sera, fino alle 24), sabato e domenica (tutto il giorno, fino alle 18), dove trovi qualsiasi cosa: vestiti, mobili, arte, animali, ceramiche, terracotte, antiquariato, pietre più o meno preziose, cibo ecc… Vi ci vorrà un giorno intero per visitarlo tutto e, mi raccomando, ci sono 3 regole da seguire per fare acquisti qui: contrattare, contrattare e contrattare.

 

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( Galleria d’arte a Chatuchak Market)

 

Un mercato del tutto diverso ma con un suo gran spirito è quello dei fiori, i thai lo chiamano “Pat Khlong Talad”. È un esperienza sensoriale unica. Sarete avvolti da intensi profumi, sgargianti colori, chiacchiericci di contrattazioni e urtati dalla folla locale sempre pronta per fare gli acquisti migliori. È aperto 24 ore ma il momento migliore per visitarlo è all’alba, quando i banchi sono traboccanti dei fiori giunti la notte da ogni angolo del mondo. Troverete rose, gelsomini, sconosciute specie di tulipani ma le vere perle saranno le orchidee dalle mille tonalità e sfumature.

 

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(Orchidee)

 

I mercati più famosi di Bangkok rimangono i mercati galleggianti. Una volta sicuramente molto più frequentati dai locali, ora sono diventati per lo più gite turistiche di una giornata. Quello che è stato più snaturato si dice sia il “Damnoen Saduak” (100km sud-est di Bangkok). Ci si può andare in autonomia con il bus pubblico (fate occhio perché arrivati al mercato ci sono più moli per partire con le barche, quello dove vi lasciano è il carissimo molo turistico, non scendete e fatevi portare ad un’altro) ma la maggior parte della gente si appoggia a esosi tour organizzati che ti offrono il pacchetto completo: A/R + barca. Noi non abbiamo sentito commenti su altri mercati galleggianti ma se volete delle informazioni dettagliate potete curiosare tra queste pagine: http://www.migrationology.com/2012/07/day-trip-to-bangkok-bang-nam-pheung-floating-market/ oppure http://www.migrationology.com/2010/09/khlong-lat-mayom-floating-market/

Abbiamo visitato solo 3 palazzi, possiamo dire i più famosi.

Il Grand Palace (gratis per i Thailandesi, 500 Baht per gli stranieri), un insieme di edifici che sono la residenza ufficiale dei re della Thailandia dal 1785 ad oggi; anche se attualmente è solo la sede di cerimonie reali e ricevimenti di stato perché il re vive per la maggior parte del tempo nel Palazzo Chitralada (a Bangkok) oppure nella Villa Klai Kangwon a Hua Hin. È un complesso che occupa un’area di 2 Km e mezzo ed è interamente circondato da un alto muro bianco. Una volta varcato l’ingresso si avrà la sensazione di tornare indietro nel tempo e di passeggiare nella secolare capitale del Siam tra antichi palazzi, tetti dorati, giardini ben tenuti, artistiche aiuole e imponenti pinnacoli. All’interno sorge anche il Tempio del Buddha di Giada, il più importante tempio di tutto il paese che conserva il Phra Kaew Morakot, una statua del Buddha in posizione meditativa, scolpita in un unico blocco di giada e posta su di un altare d’oro alto ben 11 metri. Fate attenzione perché una volta varcata la porta che separa la zona del tempio da quella del palazzo non potrete più tornare indietro, il percorso è a senso unico (troverete due guardie sul posto a ricordarvelo). Nonostante il complesso sia aperto solo di giorno dalle 8.30 am alle 3.30 pm vale la pena di andarlo a vedere anche illuminato di notte, non potrete entrare ma anche fuori dalla cinta muraria è un bello spettacolo.

 

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(Grand Palace in versione notturna)

 

Proprio accanto si trova Wat Pho, dal nome ufficiale impronunciabile di Wat Phra Chettuphon Wimon Mangkhalaram Ratchaworamahawihan (gratis per i Thailandesi, 100 Baht per gli stranieri, aperto dalle 8.30 am alle 6 pm), tempio Buddhista composto da diversi edifici. Ricorda il Grand Palace ma in versione ridotta, ha però una caratteristica unica: il Buddha sdraiato dorato più grande del mondo, lungo 46m, alto 15m e con le piante degli enormi piedi (alti 3m) decorate con figure in madreperla. La posizione sdraiata rappresenta gli ultimi momenti di vita del Buddha trascorsi sulla terra, dunque simbolo nell’iconografia Buddhista della sua morte con il raggiungimento della pace assoluta ed il passaggio al Nirvana. Il Wat Pho oltre ad essere un luogo sacro, casa e luogo di preghiera per i monaci (al contrario del tempio del Buddha di Giada) è anche famoso a Bangkok ed in tutta la Thailandia grazie all’insegnamento/conservazione della medicina tradizionale e delle tecniche del massaggio thailandese. All’interno del complesso sono dislocate altre 150 statue di Buddha rivestite in oro (naturalmete molto più piccole), statue di valorosi guerrieri che si ergono di fronte ai templi in segno di protezione, quattro Chedi (reliquiari) ornati con ceramiche multicolore lavorate in modo da comporre composizioni floreali e il Phra Buddha Deva Patimakorn, il Buddha seduto in posizione di meditazione che si trova nel tempio principale (detto Phra Ubosot) dove sono conservate le ceneri di Rama I.

 

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(Lo splendido capoccione del Buddha sdraiato)

 

In entrambi i complessi ricordatevi di indossare abiti adeguati, pantaloni sotto il ginocchio e spalle coperte, soprattutto toglietevi le scarpe prima di entrare nei templi che lo richiedono, niente effusioni, rimanete in silenzio e siate discreti con le foto, non dimenticate mai di essere in luoghi considerati sacri.

L’altro tempio/luogo che siamo andati a visitare è stata la Golden Mountain con il tempio di Wat Saket, costruito sulla cima di una collina artificiale di 60 metri di altezza da dove potrete ammirare una delle migliori viste del centro di Bangkok. Per raggiungere la cima dovrete fare all’incirca 320 passi/scalini costeggiando campane, campanelle e gong che sarete liberi di suonare. All’interno del tempio troverete una statua del Buddha sdraiato ricoperto da foglietti d’oro, altri Buddha seduti, dei dipinti di vita quotidiana degli dei e salendo su per le scale arriverete sul tetto dove si erge un pinnacolo dorato che punge il cielo.

 

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(Buddha nel tempio di Wat Saket)

 

Ci sono altri bei luoghi da visitare, come il tempio dell’alba (Wat Arun), il tempio di Wat Pathum Wanaram, per i più temerari la fattoria dei serpenti, il monastero buddista di Wat Bowonniwe Vihara ecc.. ma i nostri giorni di permanenza a Bangkok li abbiamo dedicati ad un intensivo corso di cucina professionale…. che posso dire…. giornate, per noi, ben spese!!! (continua…)

 

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(Antonello mentre si pavoneggia prima di mangiare le leccornie di Bangkok)

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